Guardare e ascoltare Nico dal vivo mi ha emozionata e commossa. E poi ho voluto abbracciare forte quest’uomo. Lui è un uomo concreto, ha agito per i nostri ragazzi, ha fatto l’unica cosa che dà loro la forza di credere in se stessi, la dignità, il sorriso nel vivere. Alla realtà di Nico mi ci sono avvicinata perché sono toccata dalla situazione. È una realtà alla quale purtroppo, prevalentemente ci si avvicina quando la si vive da vicino, e dico “purtroppo” perché invece è una realtà eccezionale, che tutti dovrebbero conoscere, adottarne i principi. E lui, Nico, è una forza della natura, uno che si è alzato ed ha agito concretamente. Non associazioni atte al mero assistenzialismo, non intrattenimento fine a se stesso, non progetti e progettini dove c’è un mare di gente intorno che ci guadagna con il fumo negli occhi di “aiutare”, no. Lui ha creato un’azienda, ha prodotto lavoro, ha inserito i ragazzi, ha dato loro dignità, allontanandoli dal buco nero che li stava inghiottendo, ha aperto loro la strada per una normale vita in società, dove chiunque, con i suoi pregi e difetti, contribuisce con le personali peculiarità. E diciamolo a voce alta: gli autistici di peculiarità ne hanno molte, alcune stupiscono, e possono lasciare basito qualunque “neuritipico”. Per me vedere e ascoltare Nico è stata un’esperienza forte, ho pianto. Per me è un punto di riferimento, un esempio, una roccia su cui poggiarmi e da cui trarre forza per sollevarmi, e allora parlando con lui ho manifestato la voglia di aprire un PizzAut anche a Napoli. Sì, perché è come se in quel progetto vedessi una soluzione, concreta appunto, poiché da sempre penso che questi ragazzi per stare bene ed essere se stessi devono stare nella normalità e imparare così a mettere fuori la loro magica essenza senza timori. Ma loro hanno anche bisogno di avere vicino persone che li comprendano, capiscano le loro pause, le loro esigenze, i loro tempi, e li sappiano rispettare, così che si evitino eventuali fattori scatenanti possibili crisi. Ecco perché vorrei, avrei voluto, PizzAut a Napoli, perché lì esiste l’ambiente necessario e utile, e quell’azienda per me è l’unico sbocco reale. La mia richiesta, però, seppure bella e magari un giorno auspicabile, è stata… stupida, perché sul palco Nico ha detto: “il mio sogno per il futuro è chiudere PizzAut” un’affermazione di primo acchito inattesa e insperata, ma invece ha ragione, e lo ha spiegato bene. Per ogni azienda e luogo di lavoro l’inserimento dei nostri ragazzi dovrebbe essere la normalità. PizzAut è nato ed ha dimostrato tutto ciò che è possibile, ragazzi che sono risorse, lavorano, guadagnano, pagano le tasse, contribuiscono, non ragazzi a carico, tenuti lì, che non producono e comportano spese. Ecco il senso di tutto. Lui lo ha dimostrato, ora tocca a tutti. Grazie Nico.
Alcune realtà si conoscono solo se ci sei dentro, come pure i progetti ad esse relativi.
Come anche Franco, con modalità diverse, Nico ha agito e si è mosso in mille contesti, eppure ci sono tante, tantissime persone che ancora non sono al corrente dell’esistenza nè della banca del tempo sociale, nè di Pizzaut.
A noi che viviamo la situazione e li seguiamo può sembrare assurdo, ma è così.
Non che non siano attenti o sensibili, semplicemente il mondo social segue i suoi algoritmi, e magari alcune persone non guardano la tv o effettuano letture di elezione, quindi l’argomento non gli arriva. Per questo io dico che ogni luogo, ogni contesto va sensibilizzato, e sono certa che in ogni luogo e in ogni contesto nel quale si semina, una buona parte di persone poi cominciano a “vedere”, e magari ad agire.
Mts ©