Maria Teresa Sica

Nei mezzi pubblici

Napoli, ora di punta, devo tornare a casa e non dispongo di un mezzo di locomozione propria, la stanchezza mi assale e non posso sempre ricorrere al comodo ed efficiente taxi. Sono titubante all’ingresso della metropolitana, guardo la strada nella speranza di veder arrivare il pullman. Penso di temporeggiare, fidando sulla fotuna del caso, così accendo una sigaretta e mi dirigo alla vicina fermata con l’obiettivo di leggere i tempi da attesa e la speranza di trovare un tempo ragionevole. Arrivata a destinazione alzo lo sgardo e attendo fiduciosa l’apparizione dell’elenco degli autobus in arrivo e… niente, il mio proprio non c’è. Torno alla metropolitana ed entro.

Il binario è affollato, ma la prima cosa che guardo con maggior interesse è il dispay che segnala il tempo di attesa: 7 minuti. Mi è andata bene!! Sarà perchè è ora di punta: altre volte i minuti di attesa sono arrivati anche a 17. Comunque aspettare non è spiacevole, tranne per il fatto che bisogna stare all’impiedi. Sono riuscita a trovare un angolo comodo e soprattutto intorno ho il mio spazio vitale sufficientemente libero. Il tempo scorre veloce anche grazie ai video che sono trasmessi nella stazione metro.

Comincio a percepire il vento e poi la vibrazione: sta arrivando il treno.

Arriva e… è talmente pieno che ho rischiato di non riuscire a entrare, solo rischiato però, perchè invece ci riesco. Ovviamente il supporto per il sostegno è inarrivabile, ma neanche serve: siamo tutti accalcati, uno sull’altro. Le fermate si susseguono, e c’è chi sale e chi scendendo si scontra con coloro che, impazienti di entrare, non lasciano tempo per liberare lo spazio.

Sembra un carro bestiame. A una fermata sale un mendicante che comincia a richiamare l’attenzione, e io mi chiedo come possa ottenere un qualche contributo in mezzo a quella ressa. Poi un uomo dice di aver sentito che presto il prezzo del biglietto sarà aumentato.

Finalmete arriva la fermata dove devo scendere, intraprendo con fatica il percorso contro corrente rispetto a coloro che entrano con prepotenza. Sono fuori!

Ora mi chiedo: ma è possibile tutto questo?

I vagono sono pochi, i tempi di attesa sono variabili e comunque lunghi, se si pensa all’alternativa, gli autobus, non è che la cosa cambi molto, in pratica, se si avesse l’energia sufficiente, a volte si farebbe più presto ad arrivare a destinazione a piedi, e in tutto questo pensano di aumentare le tariffe? Io credo che già un euro per una corsa singola, sia un furto, soprattutto se si pensa che può essere necessario, per un anziano, un percorso di una sola fermata o magari due. Mi chiedo perchè, invece prezzi, non si possano aumentare i vagoni, perchè non si considera la possibilità di provare a diminuire i tempi di attesa, cosa che favorirebbe il flusso e diminuirebbe la ressa. E poi arrivo all’utopia: forse una soluzione sarebbe quella di investire in tutti marciapiedi mobili.

Insomma: quanto bisogna tollerare ancora?

Maria Teresa Sica

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