Maria Teresa Sica

Morgan, un’Anima bella a Le Corde dell’Anima

“Le corde Dell’anima” festival di letteratura e musica a Cremona, tre giorni da favola dei quali presto farò un resoconto poiché ne vale davvero la pena, ma adesso voglio parlare dell’esibizione di sabato sera.

Piove, poi smette, poi piove ancora, ma le persone rimangono lì, inchiodate al loro posto, sotto una moltitudine di ombrelli aperti e giacche… un meraviglioso tappeto colorato nella piazza del Comune. Aspettano Morgan, qualcuno fa commenti sul suo ritardo, alcune ragazze che probabilmente lo seguono spesso sorridono e dicono che è normale, che bisognerà aspettare ancora, perché lui è sempre in ritardo, ma non è così, non questa sera. Ci sono stati ritardi nel programma a causa della pioggia e nel cortile adiacente c’è un’altra esibizione per cui è stato deciso di attendere che questa terminasse per evitare che gli eventi si accavallassero, infatti viene comunicato lo slittamento di orario. Le persone aspettano, l’atmosfera è piacevole, poi… la musica dal cortile adiacente non si sente più, si vedono arrivare altre persone ed ecco sul palco Morgan, in un angolo, con il suo morbido cappello nero, sorride e si avvicina al piano, mentre Paolo Prato e Luca Bianchini, i suoi compagni di viaggio, prendono posto al centro del palco. E il viaggio tra musica e parole comincia. Morgan al pianoforte è intenso, come sempre, e scherza sul suo primo miracolo della serata: far smettere la pioggia. Affida il saluto alle note di Buscaglione e comincia “Guarda che luna” guardando in alto, come a cercarla dietro quelle nuvole che non vogliono liberare il cielo. Tra una parola e l’altre Morgan interviene con ironia e ricercatezza e propone “Il crack delle banche” e “A me la donna bella non mi va” e poi conduce il pubblico a Milano, Napoli e Roma con “O mia bela Madunina”, da qui il collegamento con le frequenti collaborazioni Milano-Napoli, con le influenze musicali napoletane, tanto apprezzate all’estero e tradotte e fatte proprie da  grandi, come Elvis Presley e regala “Io mammeta e tu” spiegando che non è di Carosone ma fu scritta da Modugno. Il viaggio prosegue “Il mio mondo” di Paoli-Bindi, che poi è anche un singolo dell’album solista di Morgan, “ItalianSongbook Volume 1”, album nel quale, spiega, ha voluto inserire brani classici della canzone italiana proponendoli nella doppia versione italiana ed inglese perché, aggiunge, ci sono canzoni ed artisti italiani che è un vero peccato rimangano nel confini della nostra Italia, facendo riferimento a Fabrizio De Andrè. Sulla scia regala anche “Io che non vivo” tratta invece dal suo  “Italian Songbook Volume 2”. Tra chiacchiere piacevoli e sigarette accese c’è un accenno all’Inno d’Italia, a questo punto Morgan palesa il suo apprezzamento per “Va pensiero” ma soprattutto per << una canzone di Iannacci >> dice senza fare riferimento al titolo, ma chi lo segue sa che si riferiva a “L’uomo a metà”. Tornando al viaggio nella musica  italiana è il momento di Gino Paoli, gioca un po’ sul piano, poi sceglie di eseguire “Il cielo in una stanza” perché dice è l’unico suo pezzo che non è in terzine e lo fa in un modo particolarissimo, lento, morbido e poi… si lascia trasportare nelle tipiche terzine: << Eh… la canzone me le chiama… >> dice ridendo << non posso evitare di suonarla così>>. Il pubblico ride ed è incantato nello stesso momento, Morgan sembra essere una cosa sola con il pianoforte e a guardarlo cantare e suonare si coglie il suo strettissimo, viscerale rapporto con il piano, un rapporto molto fisico. Il viaggio nel tempo e nello spazio nella musica italiana prosegue e non può mancare un riferimento a Mina – siamo a Cremona! – così canta dolcemente e intensamente “Un anno d’amore”. Splendido anche l’immancabile riferimento a Tenco con l’interpretazione di “Vedrai vedrai”. Saluta, ma prima di andare regala un pezzo suo, del resto a mio parere era perfettamente in tema: lui è tra i grandi della musica italiana contemporanea, proprio lui non poteva mancare e tra un “nel blu dipinto di blu” e l’altro inserisce splendidamente la sua “Altrove”. Finito, si alza, saluta e va via, scappa via, mentre le corde dell’anima delle persone presenti sono state scosse da un Artista che nelle parole e nella musica ci sa mettere tutta la sua anima.

Maria Teresa Sica

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