Maria Teresa Sica

Autismo: provare a comprendere chi ne è portatore

Ancora pochi giorni ed è 2 aprile, la giornata mondiale per la sensibilizzazione sull’autismo.

Autismo. Senti questa parola e… ti spaventi.

Non devi.

Invece prova ad entrare nel mondo di un autistico, prova a comprendere le sue azioni talvolta scomposte, i suoi silenzi, i suoi sguardi nel vuoto, i suoi sorrisi e le sue risate improvvise, i suoi “gridolini”, il tono della sua voce, prova a scorgere il suo entusiasmo, e scoprirai quanto si sforzi, a suo modo, per cercare di essere accettato.

 

L’autismo è un disturbo dello sviluppo neurologico che coinvolge soprattutto la sfera relazionale e comunicativa, ne esistono vari livelli, così si va dal lieve autismo fino ai casi più gravi, e sono compresi anche casi eccezionali, come la sindrome di Asperger, per cui si parla di “spettro Autistico”, per indicare patologie caratterizzate da una varietà di gravità.

L’autistico parla in ritardo, oppure non parla per niente, se parla ripete parole o frasi, e usa un tono stabile, quasi uniforme, in una parola monotono, difficilmente racconta i fatti spontaneamente, sempre se parla, anzi è spesso necessario chiedergli una cosa più volte, perché di frequente appare distratto, non risponde, ma non significa che non ascolti. E poi è molto sintetico, usa poche parole o semplici frasi, insomma comunica, se comunica, in modo molto molto semplice e ripetitivo.

Anche nei suoi movimenti è di frequente ripetitivo, a volte ha bisogno di mettere in atto dei movimenti proprio per scaricare le sue tensioni o perché è eccitato, emozionato, allora puoi vederlo saltare e ridere, mentre alza le braccia e muove le mani in quella sorta di sfarfallio, sono le tipiche stereotipie.

Ed è ripetitivo anche nel comportamento, ha bisogno di “ordine”, di “programmazione”, ha le sue abitudini, che a volte sono ben scansionate nel tempo e, se è necessario un cambiamento, lui può viverlo in modo drammatico.

Un autistico tende spesso ad annusare ogni cosa, anche se stesso, lo fa in continuazione, e tende a mettere in ordine le cose che gli stanno intorno, le sistema tutte allineate, perfettamente schierate, è come una mania a cui non può sottrarsi: ha bisogno di vedere tutto sistemato. Spesso osserva tutto con attenzione maniacale e la stessa attenzione la ripone in quello che fa: azioni lente, ripetitive, ordinate.

In relazione alla gravità, se gli parli a volte sembra disinteressato, non è così, semplicemente non esprime la partecipazione emotiva che siamo generalmente abituati a ricevere durante la comunicazione, lui ascolta, ma vive le cose a suo modo, dunque non ci si può aspettare che reagisca come, magari, reagirebbe una persona cosiddetta normaleLui ha i suoi tempi e sembra non ascoltare, perché spesso, se gli parli, il suo volto resta inespressivo, allora pensi che non sta ascoltando, invece ascolta, ascolta te e tutti gli altri rumori che ci sono intorno, e sente tutto in modo amplificato, perché spesso un autistico ha una spiccata sensibilità sensoriale, e quindi ha bisogno di più tempo per organizzare tutte le informazioni e capire, scegliere a quale rispondere.

Allora se lo chiami e lo richiami, all’improvviso pare scuotersi, risorgere da quel suo mondo, e può rispondere in modo apparentemente brusco per chi ascolta, ma naturale per lui che, seppure non ha risposto fino a quel momento ha sentito, sentito e risentito, allora risponde in modo “naturalmente” brusco. È come quando una persona ci chiede tante volte la stessa cosa e noi poi rispondiamo, alla fine, naturalmente disturbati, solo che se questo capita all’autistico stupisce: non si pensa che ha sentito sempre, si dà per scontato che lui non ascolti.

A volte comunicare con un autistico può farti sorridere dolcemente, perché se ci fai caso puoi osservare che facilmente lui interpreta alla lettera quello che gli si dice: ha difficoltà nell’astrazione e non riesce a cogliere paragoni, similitudini o metafore, allora puoi trovarti a spiegargli queste astrazioni, ma vedrai che per lui sarà molto complicato comprendere.

Nonostante questi limiti, l’autistico è di sovente molto intelligente, o può avere capacità al di sopra della norma. Come tutti, anche lui ha interessi vari, ai quali si dedica con attenzione talvolta riuscendo anche molto molto bene. Inoltre molti hanno una memoria eccezionale, dunque, in relazione alle passioni personali, riescono a imparare e memorizzare particolari che alla maggior parte delle persone spesso sfuggono, cosa questa che quando si scopre generalmente stupisce.

Alcuni hanno una fervida immaginazione, allora capita che li vedi parlottare tra sé e sé, stanno portando avanti una comunicazione tra personaggi immaginari o di cartoni o film preferiti, così si rifugiano in quel loro mondo sicuro, e vivono quelle vicende quasi come reali, ma spesso sono consapevoli di navigare con e nella fantasia, solo che scelgono di andarci, perché è un mondo più sicuro, facile da gestire e soprattutto conosciuto. Perché un autistico è capace di vedere e rivedere moltissime volte consecutive una stessa sequenza di un film o di un cartone, fino ad arrivare a memorizzare ogni battuta, ogni tempistica, così poi conosce quella sequenza nei minimi dettagli e la conoscenza dà sicurezza, questo succede a tutti.

Non è vero che un autistico non ha sensibilità emotiva, anzi! Spesso l’autistico è molto sensibile, sensibile e delicato, semplicemente però non sempre manifesta le sue emozioni oppure le manifesta a modo suo. Si dice che un autistico non è propenso alle coccole, non abbraccia, non bacia, non fa né vuole coccole, non è vero!! Lui può essere molto coccolone, e puoi scovare il suo sorriso mentre lo abbracci o gli dai un bacio. Si dice che un autistico difficilmente faccia amicizia, certo, ma non è lui a volerlo, non sempre fa amicizia, ma non per colpa sua. Lui ci prova, ma è complicato. Un autistico non riesce a relazionarsi con gli altri, non sa come si fa, e gli altri, spesso, non sanno come bisogna porsi con lui. Vedono quei movimenti, talvolta goffi, le sue manie ossessive, osservano le sue reazioni, e non le comprendono, perché non le conoscono, reazioni strane, cioè non sono le reazioni normali che può avere ogni altra persona, allora gli altri si distaccano, e lui non comprende e ci resta male, perché a suo modo cerca di avvicinarli e vorrebbe anche lui “gli amici”, come tutti, vorrebbe con tutto il cuore giocare insieme, come fanno tutti. Ma questo accade difficilmente. Inoltre spesso si rifugia nel suo mondo e comincia a parlottare da solo, si emoziona e via con tutte le stereotipie, o non sempre ti guarda, e allora chi prova ad interagire dopo un po’ lo mette da parte, perché… non è normale. Così lo vedi giocare da solo, o che si apparta durante le feste… ma io so per certo che queste situazioni gli procurano dispiacere.

 

bbblbbbr
su un pianeta sconosciuto
troppo rumore
non sono dispetti
è complicato
io come voi
il vostro Amico
ai miei compagni di classe
ciao
su un pianeta sconosciuto
troppo rumore
non sono dispetti
è complicato
io come voi
il vostro Amico
ai miei compagni di classe
ciao
su un pianeta sconosciuto
troppo rumore
non sono dispetti
è complicato

 

A osservare bene, si può capire quanto un autistico si sforzi di adeguarsi alle richieste sociali, seppure per lui risultano talvolta poco comprensibili, lo puoi vedere nel suo sorriso, non sempre spontaneo: lui ha capito che ci sono momenti in cui è necessario sorridere, quando si fa una foto ad esempio, se lo sente sempre dire: “Sorridi!”, allora mette in atto un comportamento “compensativo” dico io, cioè cerca di adeguarsi alla richiesta, e lo vedi spiaccicarsi sul volto quel sorriso palesemente eccessivo. Lo fa per compiacere, molti autistici cercano di fare cose per compiacere, sperando che questo serva ad essere accettati, hanno capito che ci sono momenti in cui sono richiesti determinati comportamenti socialmente accettati e cercano di metterli in atto, per come possono, per come riescono, per come è stato loro insegnato, ma non bisogna dimenticare che il loro apprendimento è differente, perché diverso è il loro modo di intendere il mondo, diverse sono le cose a cui loro danno priorità.

Un autistico non sa come si fa amicizia, non sa cosa è opportuno dire, non sa che c’è un momento per ascoltare e un altro per parlare, non sa che alcuni comportamenti in alcuni momenti non sono opportuni. Nella sua realtà non ci sono i normali tempi tipici della nostra realtà, caratterizzata anche dalla formalità e dalla troppa imprevedibilità, difficile da gestire per una persona che ha necessità di “programmazione”. Nella nostra realtà c’è anche troppa velocità: ci si aspetta risposte in fretta, capacità di cogliere le affermazioni al volo, ci si aspetta umorismo, capacità pratiche immediate complicatissime per un autistico, che perciò a volte riesce a stabilire rapporti ottimi solo nell’uno a uno, sempre se ha la fortuna di incontrare una persona capace di comprendere il suo mondo e cogliere e rispettare i suoi tempi, capace di dimostrargli accettazione. E se sei quella persona, allora vivi un’esperienza magica, durante la quale riesci a vedere cose che non immaginavi e soprattutto riesci a vedere quel sorriso, anche negli occhi, a ricevere un abbraccio spontaneo inaspettato e addirittura una confidenza, anch’essa spontanea e impossibile nell’immaginario comune.

Accettazione… un autistico se lo chiede: “Perché non mi accettano? Cosa ho di strano?” Lui no lo sa, lui non lo vede, perché non pensa di essere strano, lui vive la sua vita, le sue emozioni, i suoi entusiasmi, i suoi sogni, le sue certezze nel suo magico mondo talvolta così tanto infantile, inconsapevole del fatto che quel mondo è ignoto e incomprensibile a molti, che finiscono con il disinteressarsene. Poi, se non ti avvicini e ci parli, neanche te ne accorgi che una persona è autistica, sembrano persone “normali”, molti sono bellissimi e troppo spesso, quando si comprende che ci si trova di fronte a un autistico, comunque ci si aspetta da lui cose che per lui sono complicatissime e allora… viene lasciato in disparte.

Un dramma interiore di grandi proporzioni, che si accompagna ad uno stato di difficile comprensione, non per loro, non per gli autistici, sono gli altri che hanno difficoltà a comprendere.

Mts ©

 

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