Maria Teresa Sica

Morgan Vs Schubert – Auditorium di Milano 2008

Morgan Vs Schubert – Auditorium di Milano 2008

Un’esperienza che, a mio parere, vale la pena ricordare è quella che nel 2008 ha visto protagonisti l’orchestra amatoriale “La Verdi per tutti” insieme al giovane direttore d’orchestra Matthieu Mantanus e Morgan.

Si sono “confrontati” all’Auditorium di Milano e in un’ora hanno esplorato la comunicazione di emozioni e sentimenti attraverso la musica. Mantanus ha scelto “L’incompiuta di Schubert”, nell’esecuzione della quale ha evidenziato quattro momenti emotivi: angoscia, malinconia, disperazione e lotta con rinuncia ed ha invitato Morgan a rispondere con altrettanti suoi brani che esprimessero le stesse emozioni, ma in chiave più “moderna”.

Osservare i musicisti che comunicano in musica è una cosa che mi affascina da sempre, adoro cogliere gli sguardi, le intenzioni, la complicità che si viene a creare.

In questo confronto ho percepito un intreccio di carica emotiva che si è amplificato sempre di più acquistando intensità via via crescente.

L’esecuzione dei quattro momenti emotivi nelle riprese è integrata da conversazioni tra i due protagonisti. Il loro dialogo è bellissimo! Mentre si ascoltano l’uno cerca di entrare nell’universo dell’altro, il colloquio diviene lentamente più complice, l’apparente scetticismo iniziale si scioglie in uno scambio senza veli che apre le porte alla comunicazione emotiva. I due sembrano volersi nutrire umilmente delle competenze reciproche, parlando si scambiano pareri ed opinioni personali che risultano poi essere i punti che più attirano l’interesse reciproco. In questo scambio l’atmosfera serena permette di aprirsi intimamente, entrambi sembrano mettersi a nudo, con le proprie competenze, le proprie convinzioni, le novità nelle quali si trovano immersi così che con il tempo emergono anche aspetti ironici e goliardici: pare di essere spettatori di due persone che lentamente fanno amicizia. Potenza della musica!!!

Fanno un parallelo tra musica classica e musica rock, Morgan afferma di aver sempre trovato del classico nel rock e viceversa, secondo Mantanus la musica è musica, i suoni si trasferiscono e raggiungono le menti, anche lui non riscontra differenze tra classico e rock, se non diversi livelli di complessità nei vari brani di ogni tempo. Lui è convinto che Schubert sarebbe potuto essere un ragazzo dei tempi nostri, poiché aveva le stesse problematiche, le stesse angosce che ha scelto di comunicare con la sua musica.

Si confrontano sui suoni di ieri e di oggi, e qui Morgan esprime un concetto che interessa particolarmenteMantanus. Parlando della musica metal e dei suoni elettrici moderni, il giovane direttore afferma che oggi esistono poiché ci sono materiali diversi rispetto a quelli che potevano esistere nell’800, ma Morgan, parlando del clavicembalo, del suo funzionamento e dell’atmosfera che crea soprattutto se amplificato, fa un interessante parallelo tra l’acustica di questo strumento e quella dell’attuale chitarra elettrica.

In questo viaggio tra classica e rock si trovano immersi anche a parlare dell’improvvisazione, dialogano e si trovano d’accordo sul fatto che la musica scritta è un’abitudine moderna, infatti i musicisti classici spesso si confrontavano sull’improvvisazione ed anzi i grandi erano bravissimi in questo, certo anche loro scrivevano, infatti hanno lasciato molto, ma l’improvvisazione era il modo di fare musica più diffuso e gratificante.

I due parlano delle emozioni che la musica suscita, convengono che una stessa melodia può suscitare emozioni diverse in persone diverse, si lasciano andare alle esperienze personali e si trovano d’accordo quando Morgan conclude che dare un’interpretazione soggettiva, senza farsi influenzare dalle opinioni già esistenti, significa vivere la musica con reale partecipazione, è vera condivisione con l’autore e aggiunge che la partecipazione è indispensabile per arrivare alla conoscenza, requisito essenziale per riuscire ad esprimersi con maggiore intensità.

Prima dell’esecuzione Mantanus spiega i diversi momenti emozionali dell’incompiuta, li rapporta con momenti di vita reale dell’autore e racconta le sensazione che, a suo parere, quella musica suscita. Ma in questo confronto c’è una cosa che può portare fuori strada, una cosa che può facilmente distrarre anche se è quella che, nella musica moderna, talvolta per alcuni completa un brano: è il testo, le parole delle canzoni, così importanti per comunicare il messaggio, così utili per personalizzare l’interpretazione, così… indispensabili. Allora perché il confronto sia alla pari, bisogna ascoltare le canzoni di Morgan cercando di soffermarsi esclusivamente sulla parte musicale e, senza lasciarsi condizionare dal testo, percepire il linguaggio della musica. E questo io ho provato a fare.

Si comincia con l’angoscia. Schubert la esprime con un chiaro crescendo e, insieme, una melodia che pare trasportare in un vortice, è come se l’autore si ponesse domande, sempre più incalzanti e il brano termina proprio lasciando l’impressione di un punto di domanda. Morgan risponde con un brano in cui dice di esprimere l’orrore di fronte agli errori commessi e il vano tentativo di porre rimedio: “La verità”. Anche qui c’è una linea melodica che pare abbracciarti e trascinarti in un gorgo senza speranza, la base è quasi martellante e cresce in intensità e si ripete, si ripete… ci sono dei momenti di pausa che danno il senso del dubbio. Ascoltando è come essere portati ora verso una possibile soluzione, ora verso un’altra, ma non si trova la giusta via, tutti tentativi risultano essere chiusi, allora la ricerca prosegue e prosegue… e alla fine si ha quasi l’impressione di essere sul punto di sciogliere i dilemmi, ma poi… si rimane nel dubbio. È l’angoscia.

Il momento dell’angoscia è seguito da quello della malinconia: ascoltando questa parte, come anticipa Mantanus, effettivamente  si evince un distacco da una realtà felice ma esterna oltre che passata, per cui da lontano i ricordi dei momenti felici riemergono e dunque rendono tristi. Anche per Morgan la malinconia è la nostalgia della vita felice, delle cose che non ci sono più. Risponde con “Cieli neri”. La sua musica è dolce pare cullarti, ti trascina in dolci ricordi che a tratti diventano anche dinamici, ma poi si allontanano e li vedi sempre più lontani fino a che ti rendi conto che sono soltanto ricordi che oramai hanno preso il volo. È la malinconia.

Dopo la malinconia arriva il momento terribile del crollo, è la disperazione. Qui la musica di Schubert è carica di sofferenza, a tratti è violenta, è come un grido di ribellione. Per Morgan la disperazione è nei sentimenti, nell’impossibilità di essere amati, la esprime con “Una storia d’amore e di vanità”. C’è una melodia che fa quasi sognare, ma all’improvviso alcuni suoni molto bassi attirano l’attenzione della ragione e allora si resta sospesi perché si comprende che quei sogni non sono reali anzi intorno è come una tempesta, c’è inquietudine, tensione e poi… un crollo, si cade nel vuoto in una voragine che diventa sempre più profonda, una spirale che cresce cresce e ti trascina giù con lei all’infinito. È la disperazione.

La disperazione può condurre alla lotta per cercare di reagire e allora si può vincere, ma si può anche perdere, perché si decide di rinunciare. Secondo Mantanus nell’Incompiuta si percepisce chiaramente che Schubert stanco di lottare contro il destino e la sua malattia, perde la voglia di combattere e quindi si lascia andare. Questo sentimento è espresso chiaramente nei 3 accordi finali, seguiti da un ultimo diverso per dinamica ed orchestrazione. Morgan, che avrebbe reso quell’ultimo accordo ancora più vigoroso abbassando anche la tonalità, risponde con “Contro me stesso” un brano in cui afferma di esprimere una lotta tra se stesso e il suo alter ego, poiché lui non sente il bisogno di combattere contro un destino oggettivo, ma contro il destino di cui egli stesso è artefice. È quindi una lotta interiore, lui è contro e contemporaneamente abbraccia se stesso, è un incontro-scontro che determina una serie di contraddizioni, per cui c’è vitalità nella reazione, è un’autocritica, una ricerca di autoironia, un tentativo di obiettività, ma alla fine c’è rinuncia, anche se, conclude sorridendo, essendo l’alter ego di se stesso a vincere, alla fine rispetto a Schubert… può dirsi più fortunato. Il brano comincia suscitando un senso di mistero, continuando l’ascolto si percepisce confusione e rabbia, ma anche consapevolezza e dolcezza, i suoni sono cupi e squillanti, melodici e percossi, c’è tensione e paura, è un crescendo che conduce verso un’apertura, quasi alla ricerca di qualcosa di positivo, è un grido di speranza perennemente accompagnato dall’incertezza. La rabbia cresce e poi lentamente svanisce lasciando spazio alla ricerca dell’energia che si vuole tenere viva con forza e ribellione, ma poi si soccombe e, alla fine, un accordo armonico pare lasciare un piccolo spazio alla speranza. È la lotta disperata.

Esprimere le sensazioni con la musica, comunicare con l’universo dei suoni… mi convinco sempre di più che Morgan in questo è a un altissimo livello. Ho ascoltato la sua produzione con attenzione, se mi soffermo sull’aspetto testuale trovo il suo stile attento, ricercato, i termini che sceglie non sono mai banali, sembrano essere frutto di uno studio accorto, le frasi che costruisce spesso spingono alla meditazione, la storia che racconta può risultare complessa ma, allo stesso tempo e ad un ascolto ripetuto, sensibile e concentrato, è invece molto fruibile, godibile per l’anima. Nella composizione musicale poi è portentoso, geniale, attento ad ogni più piccolo suono con il quale vuole comporre il suo brano, riesce a fondere meravigliosamente le sovrapposizioni che via via crea e arriva ad armonizzare il tutto dando vita ad un favoloso insieme sonoro che entra nel profondo, l’uso sapiente dei bassi talvolta è seguito da una magica apertura che trascina nell’evoluzione sonora. Il risultato finale è che non solo Morgan riesce bene ad esprimersi, ma tocca l’anima dell’ascoltatore accorto con tutta l’essenza del suo messaggio. Il suo animo irrequieto, la sua inquietudine interiore, la sua sensibilità sono gli strumenti del cuore che gli permettono di riversare in note sensazioni profonde che possono raggiungere ed essere decodificate da mille e mille altri cuori. In conclusione, io sono soltanto una persona che ascolta le sensazioni, sono un’emozionale e, a mio parere, quello che quest’Artista riesce a fare con la musica è incredibilmente straordinario, commovente, tocca l’anima!

Ed ecco i video grazie ai quali ho vissuto questa magnifica esperienza che ha richiamato la mia attenzione consapevole sulla funzione comunicativa della musica meravigliosa, sulle sensazioni profonde che può suscitare, sulle emozioni che può amplificare accompagnando un testo e sottolineando ciò che viene narrato, sulla comunicazione degli stati d’animo in assenza di parole. Tutti aspetti davvero molto interessanti oltre che formativi.

Come già capitato altre volte devo dire ancora: “ Molte grazie a te (permettimi di chiamarti per nome) Marco!”

Invito chi è interessato a cercare su You Tube i video “Morgan Vs Schubert” , sono 6. Ne sarete incantati!!

                                      Maria Teresa Sica

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