Maria Teresa Sica

San Francesco in meditazione – Caravaggio

Giugno 2011- Cremona, Museo Civico, mi aggiro tra le sale della galleria e mi perdo, immersa tra sculture e dipinti disposti ordinatamente. È una sensazione magica camminare, soffermarsi ad osservare alcune opere piuttosto che altre, guardarle e, solo dopo, leggere il nome dell’artista, per evitare condizionamenti emotivi e di critica personale, ritrovare più opere di uno stesso artista e ritornare di fronte ad una già vista per osservare le caratteristiche proprie della sua mano, del suo tratto, osservare ed immaginare quello che poteva essere il suo metodo di lavoro. Cammino lentamente, immersa in quell’odore di vecchio e di nuovo, in quell’atmosfera austera e nello stesso tempo rassicurante. Volti, colori, scene di vita oppure immaginate, nature morte e poi…mi trovo avanti a un dipinto di fronte al quale non so, non riesco a indietreggiare. Osservo e nel frattempo, mi commuovo, è bellissimo! Sono con gli occhi lucidi e allora leggo: San Francesco in meditazione – Michelangelo Merisi detto Caravaggio.

Mi trovo lì, a un passo dall’opera di un artista che da sempre mi sconvolge. Continuo a guardare mentre mi porto la mano sinistra alla bocca. Non avevo mai visto un Caravaggio dal vivo e, cosa ancora più grandiosa, non mi vergogno a dirlo, non sapevo che lì ce ne fosse uno. È incredibile quello che ho provato osservando, mi pareva di entrarci dentro. Quel volto, così espressivo, le rughe della fronte, la linea del naso, lo sguardo basso, assorto e supplicante, diretto verso il volto del crocifisso in legno posto sul libro aperto a sua volta adagiato in parte su quel tetro, ma illuminato teschio. Le rughe del volto, l’espressione triste, scoraggiata, la bocca quasi imbronciata e le mani, con le dita morbidamente intrecciate, in un atto delicato e quasi di sconforto, come si possono tenere durante una preghiera che si fa avendo però uno stato d’animo disperato. La postura, come l’espressione, è propria di chi vuole implorare, è accovacciato, come a rendersi piccolo di fronte a quella croce piccola come la pagina di un libro eppure così immensa, e i tratti, le sfumature delle vesti, i colori, così perfetti, palpabili, vivi. Osservo e mi commuovo, ogni dettaglio mi porta in una dimensione che non so descrivere e poi lo sfondo, quasi buio ma meraviglioso, quell’albero intrecciato, nervoso nella semioscurità eppure così dettagliato, realistico come pure le foglie e i rami, più nell’ombra ma sempre perfetti, tanto che immagino di sentire lo scricchiolio se se ne spezzasse uno. Un intreccio di ombre e materia avanti al quale la figura illuminata mi trasporta nel vortice dei suoi pensieri e… mi ammutolisce. Essere a meno di un passo da un Caravaggio… un’esperienza meravigliosa, che scuote, molto intensa! Splendido!!!

 

Maria Teresa Sica

 

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