Maria Teresa Sica

L’ALTRA FACCIA DEL SOLE

SOGGETTO

“L’altra faccia del sole” è la semplice storia di un uomo, la sua vita, il suo lavoro, le sue esperienze. E’ un uomo che vive in Italia e, contemporaneamente, dall’altra parte dell’emisfero terrestre, precisamente in Nuova Zelanda, ma tutto questo si evince solo alla fine del racconto quando, in seguito ad un doppio incidente contemporaneo, l’entità unica spirituale, distaccata dai due corpi, riesce finalmente a vedere come davvero stanno le cose.

        Il rumore del vetro frantumato ruppe il silenzio, Andrea si risvegliò di colpo, si alzò e, imprecando, si chinò per raccogliere i cocci. Quell’episodio concludeva una giornata cominciata male…erano state ore di luce da dimenticare e il bicchiere rotto aveva costituito forse l’ultima scena di un giorno vissuto completamente sotto un influsso astrale negativo. Andrea pensò che fosse meglio andarsene a dormire giacché neanche quei minuti di riposo, durante i quali si era appisolato sulla sua poltrona, erano stati tranquilli come si era augurato e poi perché di solito dormire gli dava un senso di tranquillità poiché i suoi sogni, almeno quelli, erano sereni. Si alzò, barcollando, portò in cucina la bottiglia con il fondo di birra avanzato e, ciondolando, raggiunse la stanza da letto. Si lasciò cadere sul suo letto quasi di peso e, vestito così com’era, anche se ancora non erano le sette del pomeriggio, crollò in un sonno profondo.

Era appena l’alba, il sole ancora non aveva mostrato la sua sfera, ma i raggi già schiarivano il cielo che ad est era di un azzurro più lucente che pareva espandersi verso ovest, dove invece erano ancora visibili i colori della notte. Solo il suono del mare e il cinguettio degli uccelli rompevano il silenzio magico della nascita del giorno. Andrea si alzò e rimase a godersi lo spettacolo dalla veranda della sua stanza da letto che, anch’essa, via via diveniva sempre più luminosa. Rimase lì in silenzio finché il sole fu più che totalmente visibile. Di tanto in tanto sorrideva, poiché immaginava la gioia che avrebbe provato di lì a qualche ora. Era una notizia ufficiosa ma Susan, la sua amica e collega, glielo aveva anticipato: quello sarebbe stato il giorno della sua promozione. “Sarai felice?” aveva detto “Aspetta a domani e vedrai, il dirigente è d’accordo con il “grande capo”!”. Così, probabilmente a causa dell’agitazione, non era stato necessario attendere il suono della sveglia per mettersi all’impiedi, ed anzi era talmente presto che aveva potuto rimanere a godere di quel meraviglioso spettacolo naturale; poi si fece ora e si preparò per recarsi al giornale. A metà mattinata arrivò la chiamata del dirigente. Andrea andò nel suo ufficio ed ebbe la proposta che già conosceva: sostituirlo. Non avrebbe mai potuto immaginare che nel giro di così poco tempo e poi così giovane avrebbe raggiunto, finalmente, quel ruolo tanto ambito, ma era consapevole delle sue capacità e per fortuna anche i suoi superiori avevano avuto modo di giungere a quella stessa consapevolezza. “Gran bella giornata, eh Andrea?” disse Susan con un sorriso dopo la cena. S’incamminarono verso casa e quando giunsero a destinazione Andrea la salutò con un bacio poi, dopo che lei fu entrata, continuò verso casa sua, che era poco distante. Sentiva la fatica della giornata, ma era raggiante, la soddisfazione era troppo grande e aveva voglia di organizzare il suo nuovo lavoro, perciò avrebbe voluto mettersi a dare uno sguardo ai dati digitali che aveva appena avuto dal dirigente, ma non lo fece, restò invece, immobile nel silenzio, ad ascoltare musica e a pensare. Poi, dopo più di tre ore, la stanchezza prese il sopravvento e decise di andare a riposare.

         La sveglia aveva un rumore talmente assordante, Andrea non la sopportava e tutte le mattine a causa di quel suono era invaso dal cattivo umore inoltre la sua stanza da letto, tanto buia, non migliorava la situazione; così appena desto aveva solo voglia di venire via dalla sua casa per andare a lavorare. Un lavoro nuovo, chissà come sarebbe andata, era l’ennesima volta che si trovava a dover ricominciare e dopo che le sue speranze erano state sempre tradite… l’entusiasmo gli si era via via affievolito sempre di più. L’edificio era grande, ma ben organizzato, Andrea incontrò il capo, parlarono cordialmente poi, alla fine, lui gli disse che gli avrebbe lasciato libertà ed indipendenza, ma che ci teneva alla coerenza dei contenuti testuali ed alla precisione riguardo le date ed i tempi di consegna. Andrea lo salutò con un sorriso, poi entrò nel suo nuovo ufficio e cominciò a mettere in ordine, secondo il suo ordine mentale. Fece questo quasi per tutta la giornata e a sera, dopo essere rimasto chiuso lì senza neanche prendersi una pausa, tornò a casa sua. Era soddisfatto e gli parve di essere riuscito a ritrovare quell’eccitazione che era convinto di aver perduto per sempre e che non aveva più sperato di poter rivivere. Non si mise seduto neppure sulla sua poltrona a bere un po’ di birra, invece se ne andò subito a dormire: almeno quello era stato un buon giorno!

Susan suonò alla porta: “Dai Andrea, andiamo, è ora!”. Sempre a piedi si diressero verso l’edificio del giornale, si concessero un quarto d’ora per fare colazione e chiacchierare velocemente, poi presero accordi per il pranzo e, quindi, si salutarono. Dalla finestra dell’ufficio era visibile un paesaggio gradevolissimo, si vedeva il mare e quelle onde, sempre increspate e in movimento, coloravano la limpida e luminosa distesa azzurra. Di tanto in tanto Andrea si fermava di fronte a quella vista a fumare una sigaretta e poi riprendeva il suo lavoro. Durante le sue pause, davanti a quello spettacolo della natura, pensava a Susan e sorrideva. Susan era una persona dolcissima, nessun collega era stato così affettuoso per la sua promozione, lei non mostrava invidia, anzi, pareva non conoscere affatto quel tipo di sentimento e poi era bella, poiché era solare, sempre sorridente. Andrea trovava piacevole stare in compagnia di Susan ed effettivamente negli ultimi mesi si erano trovati sempre più spesso insieme a chiacchierare, ma non solo di ciò che riguardava il lavoro. Quella sera però cenò senza compagnia, nella sua casa, davanti alla televisione, sonnecchiando, senza però riuscire a dormire finché sopraggiunse il sonno e allora decise di andare a letto.

…continua….

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