Maria Teresa Sica

La Follia del Cuore

SOGGETTO

“La follia del cuore” è un viaggio introspettivo nell’anima e nella mente di una donna. Si percorrono insieme alla protagonista la storia delle sue esperienze d’amore ed il suo sviluppo emotivo; se ne evince la fragilità, che la condurrà ad una fuga volontaria dal mondo reale, la quale la porterà alla nevrosi ed alla psicosi. Vengono descritti i viaggi mentali della donna, l’evoluzione del suo percorso socio-affettivo. La fuga da una realtà scomoda e distante dalle sue aspettative, condurrà la protagonista alla follia, una follia che la renderà inerte. Sarà il fratello che, non sopportando il dolore di vederla in quello stato, prenderà una decisione tanto definitiva quanto dolorosa.

Lucilla aveva vissuto sempre in un mondo tutto suo, fatto di amiche, di sogni e di giochi infantili. Era rimasta bambina anche durante l’adolescenza e lo manifestava continuando a dedicarsi ai giochi che oramai non avrebbero dovuto interessarla più. Era timidissima, arrossiva per un nonnulla, e quel rossore era una manifestazione della sua ingenuità, della sua purezza interiore. Aveva una gran forza di volontà: in qualsiasi faccenda il suo impegno era profondo, era disponibile ad aiutare sempre, chiunque mostrasse di averne bisogno, e sorrideva sempre, bastava poco per farle nascere un sorriso. Si era interessata raramente ai ragazzi della sua età, però, quando era accaduto, lei era stata sempre intensa, ed aveva creduto al grande amore delle sue favole, così aveva raccolto una piccola serie di delusioni nelle quali, della sua persona, aveva investito poco più di qualche bacio. Tutto quanto le accadeva, lo divideva soltanto con la sua amica Elsa, a lei Lucilla raccontava ogni cosa, ma non sempre seguiva i suoi consigli, anzi quasi mai; l’ascoltava, ma decideva sempre autonomamente se e quando fare qualcosa o agire in un determinato modo:quando aveva deciso agiva, anche se l’opinione di Elsa intorno ad un determinato affare era differente. Lucilla… era un’eterna indecisa, chiedeva aiuto in continuazione ad Elsa, ascoltava le sue opinioni per prenderle eventualmente in considerazione, ma poi capitava sempre che le sue  decisioni e le sue azioni non coincidevano con i consigli ricevuti, ed Elsa ne soffriva, poiché vedeva la sua amica imbattersi sempre più spesso in decisioni logicamente sbagliate, ma non poteva fare nulla, perché sapeva che Lucilla, pur essendo sempre indecisa, quando era convinta riguardo qualcosa era davvero determinata, e l’unica cosa utile a farle capire in cosa si stesse imbattendo era lasciarla fare, lasciarla sbagliare, lasciarle capire praticamente ciò che, invece, avrebbe facilmente potuto comprendere senza incappare in scelte dolorose. Lucilla era fatta così, fragile e testarda, ed ingenua con una logica tutta sua, distante da quella comune. In tutto il mondo interiore di Lucilla nessuno, esclusa Elsa, aveva l’accesso, in particolare modo i genitori stessi di Lucilla, con i quali lei non parlava mai. Loro riempivano lei, sua minore Chiara e suo fratello, maggiore di tre anni, Giacomo di attenzioni, erano premurosi e pronti a soddisfare quello che poteva essere ogni loro piccolo desiderio o, a loro parere, ogni bisogno. Li avevano abituati all’indipendenza sin da piccolissimi, persino Chiara, che aveva otto anni di meno rispetto a Lucilla, era già perfettamente autonoma in tutte le sue piccole cose, ma per ciò che riguardava la comunicazione…  il padre si poneva con loro in modo quasi inquisitorio, non lo faceva perché davvero volesse invadere la loro privacy, era soltanto il suo modo per cercare d’instaurare un dialogo, così li bombardava di domande, e tutto finiva col ridursi quasi ad una specie d’interrogatorio; la madre, al contrario, era un tipo taciturno, che per di più frequentemente si assentava per periodi alquanto lunghi a causa di innumerevoli viaggi di lavoro, quando invece era in casa non parlava quasi mai con nessuno, restava sempre serrata nel suo studio e immersa tra le sue carte; interveniva in discussioni o decisioni di ordine familiare raramente, ma quando lo faceva era sempre ermetica, sintetica e il più delle volte comunicava solo con il marito, che poi riferiva ai tre ragazzi le decisioni comuni.

Così Giacomo, Lucilla e Chiara avevano finito col chiudersi sempre più in loro stessi. Tra loro però il rapporto era magico, si aiutavano, si confidavano, si parlavano di tutto, ma ai genitori era sconosciuto ogni evento. Se Giacomo e Chiara ogni tanto riferivano quanto era loro accaduto nel corso della giornata o parlavano di sé, Lucilla non raccontava mai ciò che le succedeva, niente, e riguardo nessun campo: non era semplicemente riservata con loro intorno al proprio vissuto personale, era decisamente chiusa, tutto quello che si limitava a comunicare erano notizie brevi e veloci su ciò che riguardava il quotidiano, ma nell’aspetto più superficiale; raramente accennava qualcosa di personale, e più spesso il dialogo con i genitori, anzi con il padre, si riduceva a risposte brevissime alle raffiche di domande che lei riteneva inutili e stupide.

Aveva diciassette anni, frequentava il III liceo classico, lo incontrò lì.

 

…continua….

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