Maria Teresa Sica

Il mio viaggio tra gli EONI (parte 4.3)

Continuo nell’ultimo periodo dell’era, quello cominciato circa 2 milioni e mezzo di anni fa, il Quaternario, conosciuto anche come Neozoico. E qui devo viaggiare molto, molto lentamente. Comincio a spostarmi nell’epoca del Pleistocene, quello che subito vedo con chiarezza sono i numerosi cambiamenti del clima, perché viaggiando tra circa 1.700.000 anni scorgo l’alternarsi di quattro glaciazioni, con il conseguente aumento dei ghiacciai, e tre interglaciazioni, con il loro scioglimento. Ovviamente deduco che questi sono effetti di alternanze anche nella temperatura: abbassamento di temperatura, aumento della portata di ghiaccio, aumento dei venti a causa dell’aria più densa e fredda vicino ai ghiacciai, diminuzione delle piogge a causa della diminuzione dell’evaporazione dell’acqua degli oceani, in alternanza con l’aumento delle temperature, riduzione dei ghiacciai, aumento della portata d’acqua, innalzamento del livello del mare, circolazione di aria secca. Osservando una glaciazione da qui, da dove mi trovo io, posso avere un’idea generale di quello che accade sulla terra: vedo più chiaramente il ruolo delle montagne, che fanno da barriera alla circolazione delle correnti d’aria, così da una parte io vedo i ghiacciai avanzare sempre di più, perché con il freddo, seppure più lenta, l’evaporazione avviene, e quindi le precipitazioni si riducono, ma immediatamente ghiacciano, e dall’altra, dove le correnti d’aria calda non si raffreddano né vengono mescolate con correnti d’aria carica di umidità, vedo siccità, aridità. Non riesco a capire cosa e quale sia la causa di queste alternanze, forse c’entra qualcosa la posizione e il movimento della terra lungo la sua orbita nello spazio, l’inclinazione del suo asse, o forse il sole, con i suoi raggi, provoca un qualche squilibrio, o ancora sono le variazioni negli elementi chimici presenti sulla terra, non lo so, ma posso vedere chiaramente che questi cicli di glaciazioni influiscono su tutti gli esseri viventi: alcune piante si estinguono, gli animali che sopravvivono si devono spostare, e vedo cambiamenti anche nella geografia. L’estensione degli habitat cambia in relazione alle glaciazioni e l’alimentazione scarseggia. Tutti gli ominidi sono scomparsi, tutti tranne l’homo erectus, che si sposta, come fanno gli animali, in cerca di luoghi più ospitali per vivere. In quest’alternanza di glaciazioni e interglaciazioni, scorgo alcune zone vicine al Polo Nord che invece restano perennemente ghiacciate. Vado avanti, e osservo differenze fisiche tra gli ominidi, si stanno differenziando nel fisico, anche loro, per adattarsi all’ambiente dove si sono fermati. Mi accorgo che le glaciazioni influiscono sulla circolazione dell’aria, e di certo anche sulla sua composizione chimica. Quello che ne consegue è uno sconvolgimento dell’equilibrio colossale, che dà luogo a una serie di conseguenze disastrose: i venti aumentano e trasportano i sedimenti rocciosi formando depositi irregolari in varie zone della terra, le piogge diminuiscono, i deserti si espandono e si inaridiscono, sicuramente anche la concentrazione degli isotopi di Carbonio è influenzata da tutto questo! Giungo alla seconda e ultima epoca di questo periodo, la più recente, l’Olocene, cominciata circa 11.700 anni fa, un’epoca di interglaciazione. Molti degli animali più grandi non li vedo più, si sono estinti, forse anche per mano di alcuni ominidi che praticano la caccia. In questa fase, in alcune zone, forse anche a causa di un bolide cometario, ma soprattutto a causa di modifiche nella circolazione atmosferica, assisto a bruschi e repentini mutamenti climatici in contrasto con il clima presente tipico dell’era in corso. Così vedo continuare ad estinguersi piante ed animali, e tra gli ominidi sopravvive solo l’homo sapiens, che evolve e da nomade diventa sedentario, si dedica così all’agricoltura e all’allevamenti e si stabilisce in ripari che lui stesso costruisce e insieme costruisce e inventa alcuni utensili che gli necessitano. Ma il clima continua il suo corso, condizionato da fattori naturali e antropomorfi, oltre che da eventi meteoritici, e continua a cambiare bruscamente e repentinamente, i venti aumentano, le distese di sabbia diminuiscono e lasciano il posto a pascoli e praterie, gli oceani si surriscaldano con cadenze temporali via via sempre minori, determinando onde planetarie e, di conseguenza, inondazioni nelle zone interessate e siccità in quelle più distanti, oltre che diverse altre perturbazioni atmosferiche, le forme di vita che non si adattano spariscono per sempre, le abitudini fondate sull’economia agricola e di pesca subiscono un crollo. Osservo, mi soffermo, rifletto: questi episodi si verificano periodicamente da migliaia di anni, riesco a vedere che solo dal 1900 ce ne sono stati più di 30 e dal 1940 si sono verificati con maggiore costanza.

Cado nello sconforto: vedo Madre Terra che soffre, cerca di rialzarsi e.. cade nuovo. Sicuramente impatti astrali possono influenzare il clima e potrebbero causare diluvi e inondazioni condizionando la resistenza delle forme di vita, ma gli eventi più catastrofici sono le variazioni nell’atmosfera, perché la quantità di elementi presenti nell’atmosfera può dar luogo a normali reazioni chimiche e quindi successivamente a modifiche degli stessi elementi, modifiche naturali. L’ossigeno, il diossido, è presente ovunque il natura, ed è un elemento molto reattivo, che si lega facilmente e facilmente può dar luogo ai suoi isotopi, dunque anche la concentrazione dei vari elementi in natura potrebbe determinare reazioni chimiche e liberare diversi isotopi, che potrebbero condizionare la temperatura e quindi il clima, con tutte le conseguenze che ne derivano. Del resto, in tutte le glaciazioni è sempre stata riscontrata la presenza dell’isotopo 18O, dunque mi chiedo: è solo la temperatura che intrappola la chimica o è la chimica che condiziona la natura?

Mts ©

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