Maria Teresa Sica

Comunicare con i S e g n i

La comunicazione caratterizza la specie umana; l’uomo ha la necessità di scambiare informazioni con i suoi simili, e per fare questo può utilizzare tutti i sensi: udito, vista, tatto, gusto, olfatto, equilibrio. La comunicazione si può effettuare attraverso diverse modalità:

la comunicazione tonica, particolarmente attiva tra madre e bambino;

la comunicazione verbale, che ricorre all’uso di parole con significati prestabiliti;

la comunicazione gestuale, che ricorre al codice dei gesti e della mimica (mani, viso, occhi).

La comunicazione passa da un linguaggio interno ad uno esterno, infatti il bambino comprende prima di imparare a parlare. In quest’ottica assume molta importanza il senso dell’udito: l’orecchio con le sue funzioni, funge da mediatore per la ricezione del messaggio verbale, per questo motivo il soggetto sordo trova grandi difficoltà ad entrare in comunicazione con l’ambiente. Il sordo non può comunicare attraverso il canale acustico-verbale, e frequentemente l’handicap della comunicazione è una conseguenza del deficit uditivo.

Le persone sorde per comunicare utilizzano il canale visivo-gestuale. La lingua dei segni, LIS Lingua Italiana Segni, o LMGI Linguaggio Mimico Gestuale Italiano, è quel modo di comunicare utilizzato dai non udenti, è una forma di comunicazione composta da simboli gestuali ed è una vera e propria lingua, che ha caratteristiche e regole complesse. La lingua dei segni non è universale, è diversa di paese in paese, così come la lingua parlata, e ci sono differenze anche all’interno di circoli o di gruppi. Accanto alla lingua dei segni, i sordi ricorrono anche alla lettura labiale, la quale non lascia ambiguità, come invece può accadere per la decodifica di segni simili. Ogni gesto rappresenta una parola con un’azione significativa; ad esempio il segno corrispondente alla parola “Roma” viene fatto con l’indice ed il medio tesi ed uniti e si batte per due volte il medio di una mano sull’indice dell’altra; questo segno rappresenta la croce della religione cristiana, la cui sede è a Roma.

Come i fonemi formano le parole, i cheremi formano i segni, e come piccole variazioni di fomeni cambiano una parola (riso-raso), piccole variazioni di cheremi cambiano il significato di un segno. I cheremi sono: il luogo, la configurazione, il movimento, l’orientamento.

Il luogo è lo spazio dove viene eseguito il movimento delle mani, tale spazio è detto “spazio segnico” e va da una spalla all’altra e dall’estremità del capo alla vita. Alcuni segni vengono effettuati nello spazio del volto, ma sono rari, poiché bisogna evitare di coprire l’espressione facciale. Altri segni sono eseguiti all’altezza della fronte, o degli occhi, o del naso, o della bocca.

La configurazione è data dalla forma della mano nell’esecuzione del segno. Esistono moltissime configurazioni: con la mano a pugno (A), con le dita piegate e contratte come a formare un semicerchio (C), la mano aperta con le dita estese e vicine ed il pollice vicino al palmo (B), l’indice ed il pollice chiuse a cerchio con le altre dita tese e distanziate (F), la mano aperta con le dita distanziate (5)…..

Il movimento è dato dal moto nello spazio delle mani, le dita, il polso, le braccia; in alcuni casi determina la differenza di significato per alcuni segni che hanno configurazioni simili per una corretta comunicazione deve essere ampio, veloce e plastico.

L’orientamento è dato dalla posizione del palmo della mano rispetto a colui che segna.

Alcuni segni si eseguono con una mano sola, altri con entrambe, oppure una mano funge da appoggio per l’altra, che è dominante. Anche nella comunicazione con i gesti, componenti quali l’espressione facciale, i movimenti del capo, delle sopracciglia, degli occhi, delle labbra, e la postura, cioè i componenti non manuali, contribuiscono alla comunicazione, e servono ad esprimere variazioni di grado, equivalgono cioè ai diminutivi ed ai superlativi della lingua parlata, oppure accompagnano i segni che esprimono sentimenti, emozioni o stati fisici. Alcuni segni, infine, vanno accompagnati con componenti orali, cioè movimenti della bocca, per evidenziare il loro significato.

Il linguaggio gestuale è essenziale, talvolta il verbo è soppresso o inglobato in un gesto “incorporato”, ad esempio esiste un unico gesto per dire: “chiudere il rubinetto” o uno per dire: “mangiare una mela”. Questo è possibile perché i gesti sono spesso più eloquenti delle parole. La mimica che accompagna i gesti equivale al tono della voce. Inoltre con alcuni segni (persone, città) per esprimere il plurale si ripete il movimento, con altri segni (uomo, macchina) bisogna aggiungere un l’aggettivo “molti” o “tanti”. In una frase, gli articoli, le congiunzioni ed i verbi ausiliari non vengono segnati; i verbi sono segnati all’infinito, e per il modo ed il tempo si ricorre agli avverbi di tempo o al verbo “dovere” per indicare un evento che dovrà avvenire o al segno “fatto” per le azioni compiute. Inoltre alcuni verbi, detti di I classe, come mangiare, dormire…. vengono eseguiti sempre nello stesso luogo, indipendentemente dalla persona-soggetto; in altri, detti di II classe, come regalare, odiare…, il movimento e l’orientamento vengono effettuati in base al soggetto o gli attori della frase. L’ordine nella frase è spesso SOV: soggetto-oggetto-verbo, il soggetto viene sempre per primo, poi seguono le categorie del come, quando, dove e perché, oppure il primo oggetto segnato è il più grande ed è il luogo di riferimento. Il pronome personale si basa su indicazioni gestuali e movimenti oculari: “io” è dato dall’indicazione di se stessi, in “tu” indicazione e sguardo sono verso l’interlocutore, nella terza persona l’indicazione è al soggetto in questione o ad un punto indefinito e lo sguardo è verso l’interlocutore, le persone plurali seguono le stesse regole per lo sguardo, che è fisso all’interlocutore, e l’indicazione segue movimenti semicircolari in corrispondenza dei soggetti cui ci si riferisce. Gli aggettivi o i pronomi interrogativi sono sempre posti alla fine della frase.

Accanto alla LIS o LMGI, c’è l’IS: Italiano Segnato, che i sordi adoperano per parlare con gli udenti, poiché l’IS adopera le regole grammaticali della lingua parlata ed il lessico della LIS. Per avvicinarsi ancora di più alla lingua parlata si utilizza l’ISE: Italiano Segnato Esatto, che comprende gesti anche per articoli, congiunzioni, modi e tempi verbali, vale a dire per tutte quelle parti del discorso non comprese nella LIS. L’ISE integra i vuoti della LIS con la dattilologia.

La dattilologia è un mezzo di comunicazione mediante configurazione della mano: ogni lettera dell’alfabeto è rappresentato da una posizione della mano e delle dita. La dattilologia può essere accompagnata alla voce parlata e relativi movimenti della bocca, essa è utile ad esempio assieme ai gesti,  per sottolineare le diverse desinenze delle parole (il gesto “leggere” seguito da una “o” oppure da una “i” per sottolineare la desinenza della coniugazione del verbo in questione).

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