Maria Teresa Sica

Concerto al Teatro Comunale Tosti di Ortona

26 Marzo 2011

Ortona. Il teatro comunale è un piccolo gioiellino, da fuori passeggiando si sente il suono del pianoforte: stanno mettendo a punto l’audio, si stanno preparando per la sera.

È’ sera, il teatro s’illumina, di fronte c’è il mare, calmo: uno spettacolo!

Si avvicina l’ora del concerto, la gente aumenta  all’ingresso del teatro, cominciano ad entrare. Nella sala luci, sorrisi, saluti, le persone prendono posto, si guardano intorno; pian piano il brusio aumenta, si percepisce l’attesa, composta, discreta.

Si spengono le luci, poi dall’alto un grido che è un saluto, parte un applauso ed eccolo, Morgan sul palco, entra sorridendo e saluta. Prende la chitarra e comincia: “La sua dimensione”, è a centro palco, la chitarra tra le braccia e un piede poggiato sulla cassa, porta il tempo con la gamba, con la testa, alla fine poi si dirige verso il piano. Il pubblico lo saluta con applausi, lui sorride, gioca passando da uno strumento all’altro, sorride, suona trasportando il suo pubblico nella sua musica che di tanto in tanto guarnisce con interventi vocali elettronici, poi si ferma al clavicembalo e regala accenni di musica classica, sorride mentre suona con grazia infinita ed accompagna la musica con l’espressione del volto. Passa al piano “Le ragioni delle piogge”,  si sposta continuamente, va dal microfono, che si trova avanti a centro palco, al suo angolo strumenti; tra sigarette e lattine sorride al pubblico e regala un inedito alla fine del quale sorseggia il fondo di una lattina e poi… mette le ali! Completamente immerso nel suo mondo regala emozioni e trasmette tutta la sua passione con dolcezza e simpatia; vola tra le sue improvvisazioni, è cordiale, disponibile, sereno, comunica con il pubblico, canta e suona con il cuore. Parte una musichetta, lui ci suona su e sorride, un giro che si ripete, si ripete, è “La cosa”, lui guarda il pubblico con aria furbetta e continua a sorridere e a suonare, poi ci canta su, la voce elettrica, gioca! Continua a giocare con le sue basi, l’iPad, il computer e parte “Crash” prende l’ukeit, il suo ukulele eko, viene avanti sul palco: meraviglia! Torna verso il piano: “Stasera suono tutte canzoni mie!!!” e attacca “Yesterday” sorridendo. Cambio strumento è la volta del basso: “Devo mantenere le canzoni mie tranne Yesterday”  e comincia  un accenno di “Another one bites the dust” il pubblico ride, applaude, lui continua a giocare con il basso e suona “Decadenza” cerca la complicità del pubblico, va ad accompagnarsi con il piano poi riprende il basso e la conclude. Continua a cantare omaggiando band degli anni ottanta, torna avanti e continua ad interpretare con palese, fisico trasporto, si sposta con il moonwalcker, salta, marcia sul posto, comunica gioia e partecipazione; di tanto in tanto, mentre canta, accenna anche a ballare. Torna al piano “Demoni nella notte”;  riprende la chitarra e suonando si sposta a cento palco “Contro me stesso” che termina con l’assolo di chitarra. È la volta del clavicembalo, “Inno di Mameli” con “parapà” finale, poi ancora alle prese con le macchine infernali, l’iPadche non sempre ubbidisce e c’è qualcuno tra il pubblico che si offre di aiutarlo e lui risponde “Va bene!”  Torna serio, al piano, regala una magistrale interpretazione di “L’uomo a metà” di Enzo Jannacci. Torna all’iPad parte la batteria elettronica, a poco a poco costruisce la sua base guardando il pubblico di tanto in tanto e accompagnandosi con la testa e con le mani ed ecco, “I still love you”. Torna avanti sul palco e dona una intensa  “Qualcuno tornerà”, c’è un problema con il microfono che lui gestisce benissimo con un cambio al volo senza interruzioni. L’atmosfera delicata, romantica, viene mantenuta con una passionale  “Speak Softly Love” che conclude suonando la sua mitica melodica. È la volta di “Altrove”, nuova splendida base! Anche qui cerca la complicità del pubblico e, mentre canta la recita anche, con la mimica corporea e facciale, accompagnando sempre il ritmo con la gamba; la continua al suo piano, suona e canta con trasporto palpabile, con una passione che si sente nella musica e nella voce, poi sul finale torna al centro del palco con due tubi sonori in legno che batte ritmicamente l’uno sull’altro: magico! Canta “Arrivederci” segno che è sulla via della fine, si sente qualche “No!!!” lui sorride ancora. Poi si alza, si avvicina a centro palco, sta salutando davvero, canta, intanto qualcuno gli lancia dei fiori, lui sorride, li prende, li annusa, continua a cantare; discretamente e lentamente un altro paio di persone si avvicinano al palco per darli dei regali, una ragazza cade, lui interrompe la canzone, si assicura che non si sia fatta nulla di grave, rimane per un attimo attonito, si guarda intorno poi saluta tutti, ringrazia e va via.

È stato un concerto MERAVIGLIOSO: il pubblico era in delirio; io mi sono divertita, ho partecipato, cantato, a volte quasi mi sembrava di comunicare con lui; l’ambiente era molto bello e soprattutto familiare, il piccolo teatro, gremito, raccoglieva in un abbraccio il palco e lui; c’è stata comunicazione in musica, come soltanto lui è capace di fare.

E lui… è stato disponibilissimo, splendidamente generoso, ha donato due ore e mezza di spettacolo ininterrotto,  proponendosi con il sorriso, giocando e interagendo con il pubblico, scherzando, ma anche interpretando con profonda intensità ogni brano; ha proposto una scaletta eccezionale che, egoisticamente, avrei voluto continuasse ancora per ore, poiché ci sono tante altre sue canzoni che avrei voluto ascoltare!

All’uscita lo aspettavano, lui si è affacciato ed ha salutato da un balcone, poi è sceso giù ed ha regalato firme e fotografie ai suoi sostenitori/ammiratori. Una dolcezza ed una disponibilità senza pari e un sorriso sereno, che mi ha fatto sentire felice per lui.

L’ho ringraziato per lo splendido concerto e gli ho stretto la mano, ha sorriso luminoso.

Grazie grandissimo Marco Castoldi!

di Maria Teresa Sica

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