18 maggio 2011
Effettivamente, se penso al sottotitolo, è stato premonitore…. Il programma ha un po’ deluso le mie aspettative perché avevo immaginato uno spettacolo che intorno ad un tema portante facesse riflettere spaziando poi tra musica, arte, cultura, religione e credevo che potesse andare davvero così, perché trovo Sgarbi e Morgan un duetto interessante. Due persone colte e intelligenti, ironiche e riflessive… quindi immaginavo che intorno al tema prescelto si svolgesse un bel discorso interessante, perché in effetti c’erano tutte le premesse per affrontare il tema sotto diversi aspetti, ma contemporaneamente mi aspettavo un tocco di brillante leggerezza.
Credo che la cosa è anche cominciata bene, Sgarbi mi è parso emozionato all’inizio e carico al punto giusto, era sorridente, amichevole con il pubblico, sembrava parlare con il cuore in mano mentre anticipava il tema della serata. Molto belle alcune affermazioni: la citazione “gli uomini preferiscono il male altrui al bene proprio”, il raccordo tra beni culturali e spirituali, la riflessione sull’attenzione che ci dovrebbe essere a non infangare la vita altrui, affermazioni che hanno favorito una deviazione rispetto al tema portante e forse potevano essere parte di un’altra puntata magari sulla reputazione e allora ci sarebbe stato da parlare!
Mi è piaciuto quando Sgarbi ha introdotto Morgan, come lo ha introdotto: “il Caravaggio del nostro tempo”, dà perfettamente l’idea dell’opinione che ha di lui, è una bellissima definizione! Credo che Morgan sappia di essere apprezzato da Sgarbi e gli faccia piacere e credo che anche lui lo apprezzi, al punto da far saltare un concerto per affiancarlo e sappiamo che la musica è la sua vita. Coerente con il tema della puntata ha scelto di cantare “Il padrino”, brano frequentemente in scaletta nei suoi concerti, ma vi ha fatto seguito un soliloquio lungo più del previsto, durante il quale Sgarbi si è lasciato trascinare dall’enfasi e avendo una bella dialettica, ha perso di vista il filo conduttore e ha trascurato anche il suo ospite. Morgan, da spettatore, si reso conto che Sgarbi si avviava al monologo fuori tema ed ha cercato di sdrammatizzare, ironizzare, ma a un certo punto non ha potuto fare altro che mettersi da parte ed è stato bravissimo. E’ stato al suo posto, educatamente, forse anche in nome dell’amicizia reciproca, palesata negli abbracci e nei sorrisi che seguivano le sue canzoni. In alcuni momenti ha anche provato a riprendere il tema, ma Sgarbi non gli ha dato tempo e lo spazio che si era proposto e che avrebbe dovuto dedicargli è mancato, non sono state fatte le cose che erano in programma e la scaletta è stata stravolta. Quando però è rientrato nel tema, sinceramente ho apprezzato sia la fugace esibizione di Leali, sia il breve intervento del vescovo di Noto, sia la parte che riguardava la sua famiglia, una parte dura da ammettere e da ingoiare, una parte difficile e che mi ha dato da pensare. Peccato sia mancata la parte di Morgan, anche lui figlio e padre. Ma non c’era più il tempo.
Credo che il problema di Sgarbi sia stata la diretta, ha parlato, parlato, si è lasciato trasportare senza pensare che il tempo a disposizione era limitato e andava gestito diversamente se si voleva dare spazio a tutto il resto. Morgan, dal canto suo, ha cercato di alleggerire la situazione, rimanendo tranquillo e porgendosi dolcemente durante ogni suo intervento, sempre pertinente, intelligente, raffinato e sorridendo, anche alla fine, quando ormai era consapevole di non aver avuto il suo spazio. E alla fine la sigla, meravigliosa, carica di tenerezza e senso paterno appunto, quello che doveva essere il filo conduttore, il tema della serata. Morgan non ha parlato, però nel poco tempo che gli è stato concesso ha saputo comunicare e l’ha fatto in ogni momento anche con i suoi atteggiamenti, con i suoi occhi eloquenti.
Mi dispiace per la sospensione del programma, a me piacerebbe poter vedere una seconda puntata, magari registrata. Peccato.
Maria Teresa Sica
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